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Terremoto & Social Media (usati male)

 Non mi piace pensare che la parola “terremoto” sia un trending topic. Questo termine mi fa venire in mente qualcosa che è “di moda” e l’idea che il terremoto, con i morti e la distruzione che si porta dietro, sia una roba di “tendenza” mi fa rabbrividire.
 
Eppure nei giorni scorsi il terremoto è stato il tema più discusso su Internet e sui vari Social, anche se ieri (il 29 Maggio ndr), almeno su Twitter, è stato superato dall’hashtag #groupalia:
Cosa c’entra Groupalia col terremoto? Incredibile a dirsi, c’entra eccome.
 
Il popolare clone di Groupon ha infatti ottenuto una grande visibilità nella scorse 24 ore, grazie ad un tweet, poi rimosso, dove si promuoveva un poco fortunato abbinamento fra il terremoto e una vacanza a prezzo scontato.
 

terremoto groupalia 1
Cercare di legare un prodotto/servizio al trend del momento è una consumata tecnica di vendita, ma qui la scivolata è clamorosa. E come spesso accade, la toppa rimossa anch’essa, è stata quasi più grande e vistosa del buco.
 
terremoto groupalia3 

e c’è voluto un terzo cinguettio per ammettere le abnormi dimensioni della molto poco involontaria gaffe.

terremoto groupalia2

Un amico mi ha detto che gli risulta che Groupalia utilizzi un sistema automatico per legare trending topic a promozioni: in pratica i tweet non sono fatti da umani, ma c’è un software che monitora costantemente i temi di tendenza, e quando può/riesce crea un cinguettio con dentro l’hashtag del momento abbinato a una bella promo.

 
Detta così sembrerebbe essere una genialata, ma permettetemi di dubitare del legame che un algoritmo può trovare fra terremoto e Santo Domingo: ci avrei creduto se la vacanza proposta fosse stata in Giappone o ad Haiti, ma così davvero non regge.

E non pensare che Groupalia sia stato l’unico brand ad aver applicato alla lettera il motto del “bene o male, purchè se ne parli”: c’è chi ha sfruttato il terremoto per consigliare un “bel pranzetto”

 
terremoto prenotable
 
o per proporre addirittura un “bite automodellante” in grado di assorbire le vibrazioni:
 
terremoto 
E una volta partita l’onda degli insulti si prova ad arginarla con mezze toppe, cancellazioni, scuse. Che non funzionano.
 
A questi brand un pò “approssimativi” mi permetto di dare 3 umili consigli:
 
1) se volete vendere online sfruttando i social, bisogna sapere comunicare. Bisogna saper dialogare. Bisogna saper ascoltare. E bisogna anche saper rispondere a tono. Se mettete alla gestione di Twitter qualcuno che pensa solo a vendere, o che pensa di essere un genio perchè sa cavalcare l’onda emotiva del momento, siete dei folli. Quella persona sta rappresentando la voce con cui la vostra azienda parla al mondo, e se lasciate che il vostro brand su Internet sia nelle mani di uno stagista o del “ragazzo del computer” vi meritate tutto. Peggio ancora se non siete in grado di valutare le capacità del “social media expert” che avete assunto e, magari, credete sappia fare benissimo quel

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